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Tre piazze in due giorni: così la protesta perde forza

Dopo aver seguito da vicino le diverse mobilitazioni di questi giorni, Matteo Inzaghi riflette sull’atavica tendenza alla divisione, per motivi di sigla, casacca o campanile. E sulla rappresentatività, sempre meno attrattiva, dei corpi intermedi

Nel nostro territorio abbiamo visto 3 manifestazioni in due giorni e altre, nelle prossime ore, ne seguiranno.

Vale la pena dividersi, se al centro delle diverse piazze troviamo le stesse istanze, i medesimi contenuti, lo stesso (comprensibile) disagio? Secondo Matteo Inzaghi, è arrivata l’ora di rinunciare a casacche e steccati, superare gli steccati e unirsi in un’unica voce.

Dopodiché, c’è un problema di rappresentanza. E di corpi intermedi, indeboliti dalla “disintermediazione”. La piazza piena di martedì sera (per rivedere il servizio, clicca qui) e quella ben partecipata, ma non certo oceanica, di mercoledì pomeriggio (per rivedere i due servizi che le abbiamo dedicato, clicca i seguenti link: impresa, prima parte oppure impresa, seconda parte), stanno lì a dimostrarlo.

Nel servizio, l’editoriale del direttore di Rete55, che ha seguito da vicino le iniziative in questione.

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