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Profughi ucraini, il permesso… di lavorare

Rosario Rasizza (Assosomm) spiega come funziona il decreto per la protezione dei rifugiati: “Potranno mandare i figlia a scuola e ricevere assistenza sanitaria per un minimo di uno e un massimo di 3 anni”

“Bene aiutare coloro che cercano riparo in Italia. Difficile parlare di futuro, ma con il lavoro proviamo a costruire un presente più concreto.”

Con queste parole Rosario Rasizza (nella foto), presidente di Assosomm, l’associazione che riunisce le Agenzie per il Lavoro, saluta l’applicazione della storica direttiva europea, approvata dai 27 Stati membri della UE, in base alla quale gli ucraini che fuggono dalle zone di guerra potranno ottenere un permesso di soggiorno che consentirà loro di lavorare, mandare i figlia a scuola, spostarsi tra i Paesi membri e ricevere assistenza sanitaria. Il tutto per una durata minima di un anno e massima di tre.

Si tratta – aggiunge l’A.D di Openjobmetis di una grande sfida per l’Europa: già quasi 1 milione di rifugiati ha varcato la soglia dell’Unione la scorsa settimana. Secondo le ultime previsioni dell’Onu, i profughi potrebbero essere anche più di 10 milioni.

Senza suddetta direttiva, i cittadini ucraini avrebbero potuto entrare nell’Unione Europea senza visto e rimanerci per 90 giorni, ma il problema sarebbe sorto alla scadenza di questi 3 mesi. In questo modo, invece, i rifugiati dovranno soltanto dimostrare di avere la cittadinanza ucraina o un permesso di residenza di lunga durata in Ucraina.

“Le Agenzie per il Lavoro faranno la loro parte per creare almeno il conforto di una regolare dignità lavorativa ai profughi – aggiunge Rasizza, che romette massimo supporto alle istituzioni italiane e comunitarie: “Tra le nostre carte, come sempre, la capacità di attivare corsi professionali in tempi rapidi e senza alcun costo per i frequentanti. Il tutto nell’auspicio che cessi quanto prima la guerra nel cuore dell’Europa.”

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