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Turni in Ospedale, “Gli infermieri rifiutano l’assunzione”

Asst Sette Laghi replica all’affondo dei sindacati: “Eravamo pronti a reclutare 120 lavoratori, ma molti di loro hanno detto no”. Priorità: attivare 67 posti letto in più

“Il nostro unico obiettivo è chiaro: combattere il coronavirus, aumentando i posti letto“.

Parte con questa affermazione, forte e chiara, Ivan Mazzoleni, dirigente della ASST Sette Laghi con delega alle Relazioni Sindacali, che intende replicare all’affondo delle organizzazioni sindacali, infastidite dalla riorganizzazione “a senso unico” dei turni di lavoro (per rivedere la posizione della FP Cisl dei Laghi, clicca qui).

Il problema, secondo i vertici dell’azienda ospedaliera, è riassunto nel proverbiale gran rifiuto. Quello degli infermieri, che l’ASST avrebbe volentieri assunto per far fronte alle esigenze, ma che hanno risposto picche.

I numeri, al momento, non sono definiti, ma a giudicare dalla nota di Mazzoleni, parliamo di uno “smarcamento” di massa. 67 i posti letto in più che la dirigenza è pronta ad attivare (40 in Medicina ad Intensità e 27 in Terapia Intensiva). Pronta la pattuglia di internisti e anestesisti necessari ad accogliere i nuovi arrivi. A patto che vi siano 80 infermieri in più. E proprio qui sta il problema. Del tutto insoddisfacente, infatti, l’esito delle 120 chiamate a coloro che, nei mesi passati, avevano avanzato la propria candidatura. Molti di questi ultimi, infatti, una volta contattati per la firma del contratto, hanno mostrato pollice verso, rinunciando all’assunzione. 

Unica alternativa al flop, cioè alla rinuncia, da parte dell’ospedale, all’ampliamento dei posti letto, è la riorganizzazione dei turni, che il dottor Mazzoleni spiega così: “Per far fronte all’emergenza, abbiamo proposto ai turnisti due possibilità: l’organizzazione “in quarta” (che in gergo sanitario indica i turni frequenti nella cadenza ma brevi nella durata), o i turni lunghi: 12 ore consecutive, con recupero di 24-36 ore. Questo approccio, già adottato in altri ospedali lombardi, può consentirci di accogliere e curare quasi 70 pazienti in più (senza contare l’ulteriore sforzo di Cuasso al Monto, ospedale divenuto, da settimana scorsa, polo specializzato per le persone colpite dal Covid ma in fase di guarigione, per rivedere il pezzo sulla “nuova fase” di Cuasso clicca qui).

Altrettanto determinata la chiosa del direttore: “I dipendenti hanno dimostrato grande senso di responsabilità. Lo stesso che, ne sono certo, sarà condiviso dai sindacati“.

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